19 – La Carne bovina

                                                            LETTERA A UN AMICO VEGETARIANO                                                                                                                                    Caro amico, in questi quaderni abbiamo già trattato di maiali, animali da cortile, frattaglie e pesci, ma adesso, che è la volta della carne per eccellenza, quella che non necessita di complementi di specificazione, la bovina, vorrei fare due ragionamenti con te. Con te ci si può confrontare, mentre non nutro speranze di poter avviare un dialogo sereno con i vegani che muovono da assiomi e “verità” rivelate (solo a loro, unici ed incontestabili depositari) e rifiutano a priori qualsiasi anche modesta verifica – i dubbi sono inamissibili – sulla reale fondatezza delle loro opinioni, rinnegando assolutamente la validità del metodo scientifico, quasi che la rivoluzione galileiana non sia mai esistita. Quanto a te rispetto le tue scelte e condivido qualcuna delle tue idee guida, ma permettimi di dirti che le trovo gestite in modo parziale e settario e che vorrei non essere guardato con la commiserazione riservata ad un peccatore. In sostanza alcuni motivi etici che ti animano li trovo condivisibili (rispetto per animali, necessità di risparmio terreno ed acqua), ma solo se non estremizzati. Come la mettiamo con il diritto di esistere delle bestie carnivore e col fatto che la nostra specie è dotata di denti canini mentre invece non è fornita, ad esempio, di abomaso, rumine e/o altri apparati ?.  E ancora con la minor attenzione nei confronti delle piante, che adesso recenti studi e ricerche dicono essere anch’esse dotate di una certa sensibilità, se non proprio emotività ?.  Sono d’accordo se mi dici che troppa carne fa male – ma questo vale per tutti gli eccessi – e che per ottenerla si “consumano” più suolo ed acqua che per ottenere pari nutrimento coltivando vegetali. Ma sono appunto gli eccessi che vanno evitati e le soluzioni drastiche che abolissero allevamenti per animali da macello, che non sopravviverebbero allo stato brado, non tutelerebbero, ad esempio, la biodiversità che è pur essa un valore. E poi qualche piacere è lecito e nell‘appagamento che può procurarti l’assaporare un pezzo di “ciccia” (una parola che con quelle tre c dolci e morbide da già piacere anche solo a pronunciarla) che magari ci siamo ingegnati ad arricchire di sapore ed esaltare con intingoli e preparazioni varie realizzate con l’ausilio del fuoco (altra grande scoperta dell’uomo, ma che va anch’essa gestita) non solo non ci vedo nulla di male ma anzi lo trovo un modo di onorare il creato e il creatore. Infine, se hai avuto in sorte di nascere e/o vivere nelle nostre lande dove – sarà un caso? – è inopinatamente comparso un vitello con la groppa doppia, una coscia XXL e particolari qualità nutrizionali (tenore di grassi saturi basso, alto invece di quelli insaturi) e organolettiche, che si è moltiplicato assurgendo a vera e propria razza, mi pare, consentimi, innaturale rinunciare a questo dono piovuto dal cielo.

Mondovì, li 28.07.2020                                                  Accademia della Castagna Bianca di Mondovì                                

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